Andando per mare

Particolarità dello Scuba Point

In questa sezione pubblicheremo particolarità che sin oggi ci hanno fatto navigare per mare, e sprofondare dentro di esso, accumulando centinaia di avventure subacquee in compagnia di tanti amici.

Quell’albero in fondo al mare.

Non ricordo di aver mai raccontato della fatalità subacquea, ma come nelle proporzioni, all’aumentare delle immersioni, consapevolmente aumenta la possibilità di fare ritrovamenti,  un chiaro esempio di cosa significhi casualità della scoperta.

Sicuramente gioca a mio favore la possibilità ( ad  altri negata ) di potermi immergere 365 giorni all’anno per effetto della mia vicinanza al mare e, contestualmente,  fruire di due mari ed uno stretto.  Diventa del tutto evidente che le migliaia di immersioni effettuate hanno nel tempo aumentato la percentuale di nuove scoperte, che in maniera maniacale oggi cerco di proteggere dall’incuria dell’uomo ma soprattutto dalla strafottenza dello stesso. Indubbiamente molti miei simili mi additeranno come scontroso e conservativista, ma l’esperienza e le quote cui certe scoperte sono effettuate, mi costringono a una rigida selezione dei visitatori che mi accompagnano durante le mie perlustrazioni a perdere.

Fu proprio durante una di queste mie avventure subacquee che i miei occhi uscirono quasi fuori dalle orbite. Era una splendida mattina d’inizio primavera, il vulcano Etna si ergeva maestoso con la sua criniera imbiancata all’orizzonte dello stretto. Il sole stava sorgendo ed esclusivamente in quell’intervallo tra l’alba e la completa esposizione solare, mi sarei dovuto immergere in un sito poco frequentato e distante circa 200 metri dalla costa. L’obiettivo era recuperare l’ancora di una grossa imbarcazione, persa per incuria del mozzo che non l’aveva legata all’occhiello dentro il gavone di prua della barca. Giunti sul posto l’ecoscandaglio disegnava una grande montagna che dai -68 metri si ergeva a – 45, proprio alla base di questa enorme duna doveva trovarsi l’ancora. Dopo una dettagliata preparazione e relativa programmazione, mi accinsi a guadagnare l’acqua, e in pochi secondi mi ritrovai a scendere verso il blu, sempre più freddo e desaturato fino ad assumere una colorazione cobalto. I raggi del sole ancora non penetravano l’acqua e quindi la mia ricerca sarebbe stata vincolata al fascio di luce che mi precedeva lungo l’interminabile discesa e che, con il movimento del polso, proiettavo alla ricerca del fondo. Ad un tratto mi accorsi che la mia posizione era cambiata, ero giunto a 55 metri e vedevo l’ombra della montagna lateralmente alla mia posizione. Eppure avevo programmato quell’immersione con la luna in quadratura, alle prime ore dell’alba proprio per evitare la corrente del luogo che contrariamente alle consuete conoscenze, in quell’area si genera solo due volte al dì e precisamente dopo che il sole sorge e dopo la mezza!!!

Non era la prima volta che riflettevo durante la discesa sul da farsi giunto sul fondo e mi  ritrovai inconsapevolmente a pochi metri dal sedimento accorgendomi che la duna si accavallava alla dirimpettaia, che al contrario delle rette si incontravano e si sovrapponevano. Fine della corsa, aria 200 bar, tempo di discesa solo 3 minuti, profondità 65 metri, “troppo fondo” pensai, mi conviene sollevarmi di una diecina di metri per poter scrutare l’orizzonte. Messomi in quota, eseguii una ricerca a spirale facendo riferimento ad un masso sul fondo, primo giro nulla, secondo giro scrutai qualcosa. Una sorta di confusione pervase la mia mente, la luce ancora non era il massimo, ma scrutai in lontananza un qualcosa tendente al bianco, non era un’ancora, ne tantomeno assomigliava alla sfera confezionata dall’aggrovigliarsi di una cima. “Ma cos’è?” , pensai, è rialzata dal fondo come fosse aggrappata a qualcosa, oddio ma è di colore arancio, nooooooo, “e che è sta cosa?” … “Un albero in fondo al mare,… e che ci fa qui?”  Non ricordo di averla mai vista in nessun libro o manuale che sia, vuol dire che si tratta di una specie poco conosciuta. Nel mentre gli strumenti suonano qualche bip di troppo, guardo cosa accade: 34 minuti di deco, e soli 15 minuti di fondo, “merda devo risalire”. Però prima prendo qualche riferimento, scruto osservo, fotografo con la mente e via, su per la duna, risalgo sino ai 21 metri e cambio a nitrox, attendo che il gradiente pressorio inizi la spinta verso l’esterno della massa gassosa inerte e poi si riparte per le successive quote deco. Più mi avvicino alla superficie  e più caloroso sarà l’abbraccio con i raggi del sole che iniziano a diffondersi nell’acqua. Che emozione, devo urgentemente fare una ricerca su internet,”e che cerco?” Andiamo per ordine: assomiglia ad un albero, ha dei fiori bianchissimi, sembrano grandi madrepore  “e che ricerca faccio?” Vorrei interessare qualcuno, ma chi? Nessuno dei miei conoscenti fotografi e biologi  ha mai parlato di questa specie, in giro non si vedono fotografie. Sicuramente se fosse stata fotografata, avrebbero messo i manifesti, conoscendoli …  subacquei protagonisti per un non nulla, figuriamoci una colonia del genere!!!  All’improvviso vidi un piombo legato ad una lenza transitarmi di lato, quasi mi apriva la testa in due. Cavolo, dalla superficie  volevano sapere se tutto procedeva bene. In fase di programmazione avevo informato l’equipaggio che giunto ai 6 metri avrei lanciato il pallone bianco con la lavagnetta attaccata dove avrei fornito delucidazioni sulle mie condizioni e su cosa, eventualmente, mi servisse.  Lancio su il pallone con la lavagnetta con su scritto un grosso OK e i minuti di deco rimanenti : 12 quindi mi rilasso e come su un’amaca mi sistemo in galleggiamento neutro e attendo il passar del tempo. Uscito dall’acqua e rientrato a terra, inizia la fase della ricerca, internet, google, ricerca : madrepore del mediterraneo, circa 25.800 risultati, impiegherò 200 anni prima di trovare l’animale da identificare. Ma la mia curiosità e soprattutto la testardaggine, mi regalano la soddisfazione di scoprire quello che da subito ho pensato. Un fotosub spagnolo, ( Manuel Gosalvez), identifica la forma di vita nella Dendrophyllia ramea, appartenente al phylum cnidari, classe antozoi, sub classe esacoralli, famiglia dendrophylliidae, specie Dendrophyllia ramea. Volgarmente definita anche madrepora albero, le sue ramificazioni sono arancio carico, mentre i polipi bianco candido hanno un’apertura di circa 5 cm. La sua diffusione viene indicata nel Mediterraneo occidentale, la profondità a cui trova collocazione varia dai 35 delle aree altamente popolate, agli oltre 65 metri dei luoghi dove la sua presenza si riduce a singoli e sporadici esemplari. Considerando che è piuttosto raro incontrarla a basse  profondità, è evidente che le fotografie subacquee di Dendrophyllia ramea sono davvero poche e pochi sono i fortunati che l’hanno vista e/ o fotografata viva sott’acqua. Tra questi ci sono pure io, che in successive immersioni l’ho potuta filmare in tutta la sua esagerata bellezza, non posso dimenticare quando guidai sul luogo il fotografo Francesco Turano, in pochi minuti scattò l’impossibile. Chiaramente l’area che ospita l’unico esemplare sin oggi individuato e ancor presente nello stretto, riveste caratteristiche particolari e invitai Francesco a non pubblicizzarlo, ne tantomeno accompagnare ulteriori subacquei in quel luogo per me incantato. Da allora personalmente e con gelosia, ho guidato un paio di subacquei e sempre con lo stesso veto, sta di fatto che per quanto abbia tentato la salvaguardia della forma di vita, alcuni pescatori con le loro reti e con i loro palamiti hanno rovinato la colonia. Purtroppo l’imbecillità e l’ingordigia dell’uomo non ha mai fine.  Ed io vi chiederete? Sicuramente non torno indietro, ne cambio idea sulle forme di prevenzione da me attuate. Questa terra e questo mare, hanno bisogno di protezione, devono essere ben conservati e quindi si deve dare poco spazio a tutti quelli che “sono incapaci” a una corretta integrazione con l’elemento liquido. Rimango sempre della stessa idea, tutti possono acquistare un brevetto subacqueo, ma solo pochi sono capaci di integrarsi totalmente con il mare.


Il_vecchio_neroneRestyling_di_neroneTrombettaLe_ripreseDendrophyllia_rameaDendrophyllia_ramea_PolipiDendrophyllia_ramea_Polipi_particolare

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